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 Barche e navi da parata

 
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Bissone
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 Bissone

Bissona "Cavalli"

Antica imbarcazione veneziana da parata, vogata da otto rematori in costume, fastosamente addobbata con sculture e intagli dorati secondo un tema allegorico. Era utilizzata per sfilare o accogliere personaggi importanti. Tuttora dieci di queste imbarcazioni, ricostruite, da Giovanni Giuponi formano il corteo acqueo durante la Regata Storica.

Vai a: disegni di bissone

 

Bissona "Geografia"                     Bissona "Serenissima"

Bissona "Veneziana"

 Peote, pedote e peatoni

Peota Savoia vista di fronte

Imbarcazione da parata e diporto per passeggeri di rango elevato, condotta da otto vogatori.

Era dotata di cabina o tiemo centrale per la protezione degli ospiti, decorata come lo scafo e l'equipaggio, a tema e più o meno sfarzosamente secondo il ceto sociale dei proprietari.

Si usava per gite in laguna, per assistere alle regate, per accogliere ospiti illustri e per seguire le cerimonie dogali che si svolgevano sull’acqua.

Vai alla pagina della Peota Savoia

 
 
 Bucintori

Il Bucintoro settecentesco durante la cerimonia dello Sposalizio del mare presso il Forte di S. Andrea. Museo Storico Navale di Venezia.

 

Bucintoro quattrocentesco tratto dalla pianta di Venezia di Jacopo de Barbari.

La più ricca tra le imbarcazioni da parata veneziane, utilizzata dal Doge e dalle massime cariche dello Stato per partecipare alle cerimonie ufficiali come lo “sposalizio del mare” o per accogliere re e ambasciatori stranieri.

Più che di bucintoro bisogna parlare di bucintori al plurale, dati i numerosi scafi che si sono succeduti nel corso dei secoli: da quello costruito nel 1449, sotto il doge Francesco Foscari, che però non fu il primo visto che fu fatto: mazzor di quello che era l’altro. Ve ne fu un’altro varato nel 1526, rimpiazzato a sua volta, nel 1606 da un nuovo esemplare sotto il doge Leonardo Donà. L’ultimo bucintoro fu varato 12 gennaio 1728, sotto il dogato di Alvise Mocenigo e finì distrutto dagli occupanti francesi alla caduta della Serenissima Repubblica.

Di tutti questi scafi non rimangono che poche immagini, alcuni modelli e frammenti di dubbia attribuzione, e, come per tutte le barche e navi nessun disegno tecnico; anche i bucintori, infatti, era costruiti solo con l’uso dei sesti andati perduti.

Tutti gli scafi di cui abbiamo notizia erano caratterizzati da una struttura a due ponti, l’inferiore per i vogatori e il superiore per i passeggeri, il tutto decorato nella maniera più sfarzosa possibile con dipinti, intagli, intarsi e sculture fra cui troneggiava a prua Venezia nelle vesti di “giustizia” con spada e bilancia.

Le dimensioni dell’ultimo bucintoro erano:

Lunghezza in colomba (chiglia) 100 piedi veneti pari a 34,8 m, larghezza e. f. 21 piedi veneti pari a 7,30 m

La sala principale ricoperta dal tiemo grande era lunga 22,6 m, quella piccola riservato al Doge 8,51 m.

C’erano 21 portelli per lato, da cui fuoriuscivano i remi lunghi 32 pv (10,80 m) mossi ognuno da quattro arsenalotti.

Articolo su: Arte navale, agosto-settembre 2000. Gilberto Penzo, La reggia sulle acque,

Ricostruzioni del Bucintoro del Terzo Millennio

Modelli bucintoro, Progetti bucintoro. Foto Modello Museo Storico navale

Vista laterale frontale e poppiera del modello di Bucintoro conservato al Museo Storico Navale di Venezia.

Vista laterale, sezione e pianta del Bucintoro secentesco, e lo stesso rimorchiato da due galee fuori dal porto di Venezia, immagine tratta dal manoscritto A voyage into the Mediterranean Seas, di E. Dummer del 1685, British Library, King's mss. 40.
Il Bucintoro nella sua tesa prima dell'arrivo dei soldati francesi, assieme ad una felucca e ad un caichio dorato. Pianta dell'abate Maffioletti, Museo Storico Navale di Venezia.
Lo stesso dopo la spogliazione delle decorazioni ad opera dei soldati di Napoleone. Pianta dell'abate Maffioletti, Museo Storico Navale di Venezia.
 
: penzo.gilberto