La più ricca tra le imbarcazioni
da parata veneziane, utilizzata dal Doge e dalle massime
cariche dello Stato per partecipare alle cerimonie
ufficiali come lo “sposalizio del mare” o per
accogliere re e ambasciatori stranieri.
Più che di bucintoro bisogna
parlare di bucintori al plurale, dati i numerosi scafi che
si sono succeduti nel corso dei secoli: da quello
costruito nel 1449, sotto il doge Francesco Foscari, che
però non fu il primo visto che fu fatto: mazzor di
quello che era l’altro. Ve ne fu un’altro varato
nel 1526, rimpiazzato a sua volta, nel 1606 da un
nuovo esemplare sotto il doge Leonardo Donà. L’ultimo
bucintoro fu varato 12 gennaio 1728, sotto il dogato di
Alvise Mocenigo e finì distrutto dagli occupanti francesi
alla caduta della Serenissima Repubblica.
Di tutti questi scafi non
rimangono che poche immagini, alcuni modelli e frammenti
di dubbia attribuzione, e, come per tutte le barche e
navi nessun disegno tecnico; anche i bucintori, infatti,
era costruiti solo con l’uso
dei sesti andati perduti.
Tutti gli scafi di cui abbiamo
notizia erano caratterizzati da una struttura a due ponti,
l’inferiore per i vogatori e il superiore per i
passeggeri, il tutto decorato nella maniera più sfarzosa
possibile con dipinti, intagli, intarsi e sculture fra cui
troneggiava a prua Venezia nelle vesti di “giustizia”
con spada e bilancia.
Le dimensioni dell’ultimo
bucintoro erano:
Lunghezza in colomba
(chiglia) 100 piedi veneti pari a 34,8 m, larghezza e. f.
21 piedi veneti pari a 7,30 m
La sala principale ricoperta dal tiemo
grande era lunga 22,6 m, quella piccola riservato al Doge
8,51 m.
C’erano 21 portelli per
lato, da cui fuoriuscivano i remi lunghi 32 pv (10,80 m)
mossi ognuno da quattro arsenalotti.
Articolo su:
Arte navale, agosto-settembre 2000. Gilberto Penzo, La reggia sulle acque,
Ricostruzioni del Bucintoro
del Terzo Millennio
Modelli
bucintoro, Progetti bucintoro.
Foto
Modello Museo Storico navale

 
Vista laterale frontale e
poppiera del modello di Bucintoro conservato al Museo
Storico Navale di Venezia.
|