
Rilievo
di un trabacolo (trabaccolo)
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Queste
sono perdite irreparabili perché la quantità di
informazioni che un relitto può darci è enorme, a patto
ovviamente di saperlo interrogare con umiltà, senza idee
preconcette, con il massimo acume, passando in
continuazione dal generale al minimo particolare da non
trascurare. Il risultato è quindi direttamente
proporzionale alla capacità di osservare ogni indizio e
di porre domande: un segno d’usura, la posizione di un
ombrinale, la traccia di un attrezzo possono essere
rivelatori di un uso, di una tecnica o di una sequenza
costruttiva. In sintesi, il relitto ci dà le risposte, la
sfida che dobbiamo raccogliere è trovare le domande che
hanno prodotto quelle risposte.
Le
difficoltà maggiori del rilievo sono ovviamente di ordine
fisico e logistico, barche e relitti sono manufatti a
volte molto grandi, scomodi da disegnare e fotografare,
quasi sempre arenati semisommersi ai lati di secche,
inclinati e deformati dall’abbandono, circondati da
“indigeni” che non si convincono facilmente sulle
nostre disinteressate motivazioni.
Solo
nei casi più fortunati di scafi ancora in servizio,
convinto il proprietario, si può lavorare in condizioni
migliori in cantiere o in una rimessa, riuscendo in questo
modo ad osservare e rilevare lo scafo anche
dall’esterno, fondo compreso. Non vanno tralasciati di
rilevare anche le parti mobili come timoni, forcole,
remi, vele, antenele;
fino agli attrezzi, ai chiodi, addirittura ai frammenti di
imbarcazione e ai modelli.
Questo
per spiegare che la realizzazione di un rilievo
passabilmente veritiero richiede molte giornate di lavoro,
la collaborazione di più persone, ottima manualità,
precisione al limite della pignoleria, oltre che alla
conoscenza del disegno tecnico, di quello a mano libera, e
della modellazione digitale a due e tre dimensioni, ecc.
Non ci sorprende quindi che parecchi fra i disegni che
abbiamo esaminato si siano rivelati inattendibili, molto
lontani dall’originale almeno tanto quanto l’autore o
lo era dalla barca.
Grazie
anche a quanti ci hanno aiutato, siamo riusciti a portare
a temine un certo numero di questi rilievi o almeno un
reportage fotografico, ma restano comunque molte tipologie
ancora da rilevare seriamente prima che scompaiano, per le
quali le collaborazioni sono gradite e sollecitate.
mail
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Le
parti mobili delle imbarcazioni come: vele, timoni,
forcole, remi, pareci di gondole, ecc. sono,
come gli scafi, una fonte inesauribile d’informazioni
per ricostruire la storia della nostra marineria. Anche
in questo caso bisogna rilevarle e schedarle
accuratamente prima di procedere a qualsivoglia restauro
o conservazione museale.
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Lumi, cavalli e codega
delle gondola di Casa Savoia
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Nel 1998
assieme a Gianfranco Munerotto, abbiamo avuto l’incarico
dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici di Venezia, di catalogare i pareci,
cioè di tutte le parti mobili d’arredo, delle gondole di
Casa Savoia conservate nei depositi dell’ex Palazzo
Reale di Venezia.
Ogni
reperto è stato catalogato, misurato e fotografato, e
schedato secondo le direttive Ministeriali.
Particolarmente complessa è stata la ricomposizione di
parti gravemente deteriorate dei felse e delle
poltroncine.
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