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Galeotta

 
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Galeotta che dà la caccia ad un bastimento, dett

 
Da molto tempo abbiamo proposto alle istituzioni pubbliche la ricostruzione di uno scafo significativo per la storia veneziana. Ecco uno stralcio dal progetto presentato nel 2012

La ricostruzione storica di una nave simbolo di Venezia

La ricostruzione di una imbarcazione scomparsa è una prassi comune in quasi tutti i paesi del mondo. In particolare ogni nazione d’Europa, compreso la Svizzera che non ha accesso al mare, ha realizzato copie non solo barche minori ma anche di vascelli di cinquanta e più metri di lunghezza. Lo stesso si può dire dell’America, dell’Australia, della Cina dotate ormai di intere flotte di vascelli e barche minori.

Le motivazioni che spingono queste comunità a cimentarsi in questi impegnativi progetti sono in primo luogo la valorizzazione delle tradizioni marinare del loro recente o remoto passato ma anche la riscoperta di tecniche costruttive e di mestieri abbandonati. Queste ricostruzioni vanno infatti condotte con una puntigliosa ricerca filologica secondo i dettami dell’archeologia ricostruttiva e sperimentale, una branca di studi relativamente recente  che si propone di testare dal vero attività umane del passato.

A questo scopo sono necessarie in primo luogo la raccolta di ogni fonte materiale o d’archivio disponibile, incluso le testimonianze dirette degli ultimi costruttori tradizionali. A cui poi segue il loro confronto e lo studio ricostruttivo vero e proprio fino a produrre un progetto esecutivo e ad alcuni modelli in scala. Dopodiché entrano in gioco le maestranze che includono non solo i maestri d’ascia e carpentieri ma anche fabbri, cordai, velai, attrezzatori, remeri ecc. 

I risultati, se si riesce ad evitare ogni approssimazione e gli errori più comuni, sono estremamente interessanti non solo per l’aspetto scientifico ma anche per i loro sviluppi occupazionali, di immagine della comunità locale e, perché no, turistici.

In questo vastissimo panorama è esclusa l’Italia che non ha saputo realizzare repliche filologiche degne di questo nome. Unica eccezione positiva sono alcune barche da lavoro costruite a Venezia nell’ambito del  nostro corso per allievi maestri d’ascia. Per tutte queste ragioni ci sembra che in particolare Venezia, per secoli una delle potenze marinare più importanti, non possa sottrarsi ancora  dall’intraprendere una costruzione di questo genere.

La nostra proposta è di scegliere una fra le tipologie più diffuse della nostra fotta passata che si divideva, semplificando, in quella delle navi tonde (vascelli e navi da carico a propulsione solo velica) o di quelle cosiddette sottili a propulsione mista velico remica come le galee.

La preferenza dovrebbe  andare ad uno scafo significativo ma non troppo complesso e costoso da costruire e da manutenere, in modo che si possa realisticamente portarlo a termine, evitando progetti chimerici che poi regolarmente abortiscono per mancanza di risorse e competenze.

disegno di galeotta autore Steffano de Zuanne de Michiel, L’architettura navale, Venezia 1686

 

Nella scelta va anche contemplato le reali possibilità d’uso, evitando scafi di scarsa manovrabilità (pensiamo al Bucintoro ad esempio) o che richiedessero la presenza di equipaggi troppo numerosi nonché problematiche relative al ricovero e ormeggio.  

Per queste ragioni si è ipotizzato di scegliere una fra le tipologie minori della grande famiglia di navi sottili che comprendeva in ordine di grandezza:  fregata, felucca, brigantino, galeotta, fusta, galea sottile, galea grossa e  galeazza. Escludendo le minori e le maggiori, una scelta realistica ci sembra la galeotta,  una barca fra i venti e i trenta metri di lunghezza navigante a remi e vela con equipaggio ridotto fra i 16 e i 40 vogatori più i marinai.

Le fonti specifiche non mancano: vi sono disegni tecnici coevi e precisi appunti lasciati da costruttori dell’Arsenale di Venezia il cui studio è già a buon punto per quanto riguarda la ricostruzione storica. A questo studio preliminare dovrà seguire un progetto esecutivo con i calcoli di stabilità e di stazza in ottemperanza anche delle normative nazionali o internazionali di sicurezza che andrà affidato a professionalità specializzate. Bisognerà anche individuare una struttura cantieristica, possibilmente in ambito veneziano o lagunare, dotata delle necessarie caratteristiche di professionalità attrezzature e spazi necessari, cosa non semplice per le caratteristiche inedite di questa operazione.  L’ideale sarebbe il riuso di una delle tese dell’Arsenale che aggiungerebbe notevolmente valore all’impresa e, una volta attrezzato, potrebbe essere una risorsa aggiuntiva per ulteriori costruzioni.

Sezione maestra, nostra ricostruzione tratta dal manoscritto di Steffano de Zuanne de Michiel, L’architettura navale, Venezia 1686

 

I progetti di massima sono pronti da tempo spero solo che l'iniziativa della Regione (vedi articolo più sotto) ci coinvolga
 

La Nuova Venezia 15 aprile 2016

La galeotta torna in acqua

Da Comune e Regione fondi per costruire la barca storica

VENEZIA. Comune e Regione «produrranno» insieme una “galeotta” o “galea sotil piccola”, un’imbarcazione tradizionale usata sino al Seicento per il trasporto di merci o persone e che ora si vuole rimettere in acqua.

L’iniziativa fa parte del nuovo accordo sottoscritto da Ca’ Farsetti e Palazzo Balbi per la conservazione e la promozione delle imbarcazioni tradizionali della laguna di Venezia e dell’Alto Adriatico. Un progetto per cui la Regione aveva già stanziato 200 mila euro, con un cofinanziamento aggiuntivo di 20 mila euro da parte del Comune per un progetto di valorizzazione che avrebbe dovuto concludersi entro l’anno in corso. Ora però i termini sono stati rivisti e aggiornati.

Sarà realizzato un apposito cantiere per la costruzione della “galeotta”, con il coinvolgimento, durante la costruzione, degli istituti scolastici del territorio e l’organizzazione di visite didattiche al cantiere che sarà ospitato sull’isola della Certosa. Con i soldi già stanziati dai due enti sarà realizzato lo scafo dell’imbarcazione, mentre si cercheranno altri 300 mila euro - anche sotto forma di sponsorizzazioni - per completare l’opera. Sarà fatta inoltre una vera gara a evidenza pubblica per scegliere il maestro d’ascia che verrà incaricato di far “rivivere” la barca tradizionale.

Alla “galeotta” verrà legata anche un’altra iniziativa per la quale Regione e Comune avevano già sottoscritto un accordo: quello per la realizzazione di un Centro pilota sperimentale per il settore audiovisivo che prevede la realizzazione, all’interno di Forte Marghera, di un centro operativo per l’audiovisivo per cui c’è già un contributo regionale di circa 150 mila euro.

Secondo Comune e Regione, il Centro pilota di Forte Marghera si presta a sinergie con il progetto per la conservazione delle barche tradizionali e la costruzione della “galeotta” in quanto la documentazione audiovisiva delle fasi di costruzione della barca fa parte del progetto di valorizzazione delle barche tipiche.

 Il materiale girato sarà perciò la base per il costituendo Centro per l’audiovisivo. Sarà creato a Forte Marghera anche uno spazio per una biblioteca e un archivio legato al tema delle barche di tradizione, per le quali si sta pensando anche a un itinerario turistico tra i cantieri tradizionali.(e.t.)

 

Modello di galeotta, Museo Storico Navale di Venezia

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

: penzo.gilberto