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 Vele ritrovate a cura di Gigi Anelli e Giuseppe Merlini, Edizioni Lega Navale Italiana - Sezione San Benedetto del Tronto, 2009.

 
Dalla prefazione Di Gabriele Cavezzi*:

È grazie alla sensibilità di Antonietta Anelli, che da decenni si muove tra belle cose, se l'occhio le è andato su un mucchio di carte e vecchi giornali da buttare al macero ed ha intravisto la copertina di un vecchio album di fotografie. Così un pezzettino di memoria della nostra storia si è salvata.

Per l'amore verso il mare e le nostre genti non potevo non far partecipe l'intera comunità rivierasca picena del ritrovamento e, con la sua pubblicazione, alimentare l'interesse per la nostra storia e l'impegno a divenire protagonisti del futuro soprattutto del nostro porto che va subendo importanti trasformazioni. Dalla pesca al diporto. Dalia cantieristica delle costruzioni a quella delle manutenzioni. Recinzioni e baracche vanno bene per i ronzini e giammai per un moderno porto turistico. La valorizzazione di un'opera pubblica costata alla comunità svariati milioni di euro non può e non deve essere lasciata in mano a chicchessia. La riappropriazione degli spazi pubblici, l'uso pubblico degli stessi deve impegnare ogni buona amministrazione.

* Gabriele Cavezzi,(Presidente dell'Istituto di Ricerca delle Fonti per la Storia della Civiltà Marinara Picena di San Benedetto del Tronto)

 
Riportiamo per gentile concessione degli autori alcune delle stupefacenti immagini contenute nell'album.
La paranza "Benardina" in secca sulla spiaggia. Si notino le misure, assolutamente folli, di scafo ed armo e si provi a pensare alla difficoltà di smuovere uno scafo di queste dimensioni dalla rena per prendere il largo senza traversarsi.
 
Alcuni marinai stabiliscono le cime d'ormeggio a terra per mantenere la prua al mare. Nel dettaglio, un marinaio intento ad imbrogliare e serrare la grande vela latina, che non veniva mai ammainata. La foto è stata presa prima dell'invenzione delle palestre e del costume da bagno.

 

 

Un giovane mozzo porta a spalle il pescatore anziano affinché non bagni le preziosissime scarpe.


 

Oltre alle preziose ristampe in facsimile delle foto, ci sono gli elenchi dei nomi  delle barche, delle donne e uomini protagonisti di queste epiche e sconosciute imprese.

 

Gente di e intorno al mare 

All’indomani dell’unità d’Italia, la maggior parte della popolazione sambenedettese, come è noto, è impiegata quasi esclusivamente in attività marinaro-peschereccia o, tutt’al più, in professioni dell’immediato indotto. Gli uomini e le donne nel loro vivere quotidiano, con il duro lavoro, reggono l’economia locale più volte altalenante per effetto delle numerose tragedie del mare, con perdite di vite umane oltreché di mezzi, e con l’aggravio della situazione per via di eventi calamitosi o l’acuirsi del fenomeno migratorio. Nonostante ciò la marineria locale consolida la propria immagine in ambito nazionale e San Benedetto del Tronto – talvolta Sambenedetto – inizia ad imporsi anche grazie all’opera dei nostri pescivendoli dotati di carretto che avviano un vero e proprio sistema di approvvigionamento ampliando mano a mano le frontiere del territorio di mercato. Il pescato prodotto dai legni da pesca di Egidio Novelli inizia ad essere smerciato dai suoi fratelli, Giuseppe Antonio – detto Annoccò – e Domenico, in centri via via sempre più distanti dalla costa preferendo i luoghi dell’Appenninno centrale – varcando in alcuni casi i passi più impervi – alle mete più a portata di mano; seguiranno questi primi pionieri, Luigi Timperi di Francesco, Tommaso Pianella, Francesco Leoni di Simone detto Valiscià, Tommaso Melchiorri di Serafino, Emidio Rosetti di Domenico Antonio meglio noto come Secatò, Bernardino Cavicchia.

Differentemente, il mercato locale continua ad essere gestito da tutti gli altri: Michele Traini soprannominato Spaccazocco con suo fratello Gioacchino, Salvatore Angelini, Francesco Merlini di Placido detto Paciutto, Nicola Del Zompo di Francesco, Pietro Sabatini di Domenico, Pacifico Pulcini di Domenico, Nicola Paolini di Vincenzo, Pasquale Marchegiani di Nicola, Gioacchino Silvestri di Zaccaria, Carlo Leoni di Francesco, Gioacchino Angelini di Giovanni Battista, Carlo Torquati di Filippo, Taddeo Merlini di Francesco, Giuseppe Antonio Merlini di Domenico, Luigi Ficcadenti, Bernardino Alfonsi di Giuseppe, Domenico Melchiorri di Serafino, Pasquale Palma, Fortunato Velluti originario di Porto Recanati, Domenico Troli di Francesco, Giovanni Fiscaletti detto Zevà, Paolo Mangiola, Giovanni Libbi alias il Soldato, Pietro Paci di Pasquale con sua moglie Domenica Paolini, Pasquale Renzi di Nicola, Filippo Moretti di Benedetto, Domenico Antonio Libbi e suo figlio Davide, Serafino Troli di Francesco, Nicola Romani di Michele, Nicola Traini di Michele, Gioacchino Merlini di Giuseppe detto il Lupo, Michele Flammini di Domenico, Filippo Moretti di Giovanni Battista, Giuseppe Marinangeli di Angelo, Nazzareno Pulcini soprannominato Zar, Francesco De Angelis di Basso, Lorenzo Pilota di Pacifico, Amadio Lacchè di Antonio talvolta anche sbarzocco, Serafino Romani di Michele, Nicola Fiscaletti di Matteo detto Sparrone, i fratelli Pietro e Antonio Libbi di Domenico Antonio, Giovanni Merlini, Gabriele Piergallini di Giovanni Battista, Carlo Silvestri di Luigi, Filippo Sciarra di Nicola, Francesco Caselli di Giuseppe, Antonio Marchegiani di Pasquale, Ubaldo Merlini di Giovanni e Giovanni Spina con i figli Fiore, Antonio e Domenico, che presto abbandoneranno il padre per darsi al mare.

 

Anche l’industria delle corde e della canapa raggiunge buoni livelli e permette di soddisfare le esigenze della classe armatoriale sia locale che forestiera. Accanto ad individui come Giuseppe Lattanzi di Pasquale, Carlo Pignati, Marco Merlini di Ciriaco e Marco Sciarra di Filippo, già appartenenti a famiglie che da tempo si erano dedicate al commercio di corde e canapa, abbiamo un consistente numero di uomini indicati come cordari che, viste le numerose richieste, vanno a monopolizzare la fornitura ai numerosissimi centri pescherecci del bacino dell’Adriatico e di altre coste e sono: Giuseppe Urbinati, i fratelli Gioacchino e Salvatore Urbinati di Pietro Paolo, Nicola Bartolini, Giuseppe Nico di Saverio, Filippo Urbinati di Bartolomeo, Gaetano Caffarini, in attività con suo fratello Francesco, Innocenzo Giuliani con i figli Antonio e Marco, Pietro Palestini di Nicola, Pietro Falaschetti, Domenico Rosetti e suo figlio Silvestro, Antonio Lattanzi di Pietro, Antonio Merlini di Basso, Giovanni Trevisani di Filippo Antonio, Nicola Palestini di Giuseppe; i canapini invece sono: Giovanni Merlini di Benedetto, Serafino Guidotti, Saverio Sgattoni, i fratelli Gaetano e Francesco Bianchini, Salvatore Pignati, Emidio Spina, Agapito Rosetti e suo figlio Filippo, Leandro Rosetti di Pasquale morto all’estero verso il 1890, Pasquale Merlini di Antonio, Gioacchino Paolini di Benedetto, Giustino Falaschetti di Antonio, Raffaele Nico di Filippo, Camillo Guidotti di Emidio, Romualdo Rosetti di Domenico, Raimondo Spina di Giacomo, Gioacchino Paci di Pietro, Raffaele Paci di Giuseppe, Pietro Lattanzi di Pasquale, Giovanni Battista Collini di Giuseppe, Filippo Palestini di Nicola e Antonio Assenti talvolta anche pescivendolo.

 

La tintura delle reti da pesca, attività necessaria per irrobustire le fibre, fatta eccezione per Domenico Spinozzi di Giuseppe, è esclusiva di individui originari del vicino Abruzzo nelle persone di Gennaro Scaramazza di Angeloantonio, nativo di Corropoli ed Emidio Sorgi, originario di Nereto, in attività con Francesco, suo figlio primogenito, mentre l’altro, Gaetano, si darà alla navigazione. Sul finire dell’800 a questa attività si dedicherà anche la famiglia Fiscaletti ramo Sparrò.

 

Accanto a Natale e Giovanni Mascaretti Proto-calafati, esercitano nello squero locale: Carlo Bruni, Nazzareno Guidotti, Filippo Antonio Iezzi, Benedetto e Vincenzo Bronzi, Pasquale Spina, Giuseppe Offidani di Domenico, Luigi Basti di Domenico, Emidio Crescenzi di Domenico, “calafato navigante”, e Salvatore Giorgetti di Nicola che poi emigra a La Spezia.

 

Nell’agosto del 1897 muore, settuagenario, Michele figlio di Francesco Del Zompo, capo degli sbarzocchi e la classe dei facchini di marina rimane orfana di una figura di spicco nell’ambito di una attività di notevole supporto alla marineria. Molti di loro sono organizzati in gruppi e provvedono a tutte le esigenze che l’attività peschereccia richiede e sono: Mattia Fiscaletti di Michele, Domenico Ricci, Gioacchino Fidanza, Francesco Cameli di Antonio, Francesco Giorgetti di Luigi, Domenico Mangiola, Luigi Cosignani di Pietro, Domenico Rosetti di Luciano, Bernardino Ricci di Serafino, Fortunato Pandolfi di Antonio, Giuseppe Palma di Domenico, Cristofaro Mangiola, Cesareo Palma di Domenico, Pasquale Scartozzi di Domenico, Antonio Tormenti di Giuseppe, Domenico Ricci di Nicola, Pietro Crescenzi di Nicola con i figli Giovanni Battista e Antonio, Natale Ricci con il figlio Luigi, Domenico Sabatini di Michele, Luigi Romani di Michele, già marinaro, Antonio Ricci con il figlio Filippo, Nicola Palma di Michele, Giuseppe Rosetti di Giacomo Antonio, Vincenzo Marinangeli di Angelo, Salvatore Ricci di Emidio, Pietro Pignati di Costanzo, Domenico Del Zompo di Giuseppe, Luigi Palma di Domenico (pure pescivendolo), Alessandro Palma di Cesareo, Federico Del Zompo di Domenico detto Lilì, Giuseppe Antonio Cameli di Francesco, Francesco Giuseppe Fidanza di Gioacchino, Rocco Nunziato nativo di Francavilla. Tra loro ci sono anche i cosiddetti sciabicotti meglio detti “pescatori terrieri”, Bernardino Flamini di Giuseppe, i fratelli Gioacchino e Giuseppe Spaletra, Sante Del Zompo di Giuseppe, Francesco Spaletra di Domenico, Nicola Spaletra e Nicola Ricci di Domenico.

 

Poiché l’attività di mare per i sambenedettesi è soprattutto pesca – l’andar per mare è soprattutto calata e traino di reti per la cattura – pochi sono i nostri naviganti in giro per i mari del mondo. Tra loro abbiamo Antonio Cameli di Francesco, tornato dall’America dopo esservi stato per molto tempo, Saverio Sciarra di Giuseppe Antonio, Ciriaco Sciarra di Silvestro, Nicola Sciarra di Alessandro, Emidio Rosetti di Nicola, Antonio Mosca di Pasquale, Serafino Romani di Biagio, Emidio Bucci nativo di Colonnella e Giovanni Giorgetti di Francesco.

 

I paroni, nella maggior parte dei casi a bordo di barche di famiglia, sono: Pasquale Pignati di Pietro e Nicola Pignati di Pietro, Francesco Latini di Andrea, Filippo Latini di Luigi, Gioacchino Spazzafumo di Domenico, Federico Latini di Andrea e Francesco Saverio Fanesi di Alessandro, morto in mare il 29 gennaio 1895, al comando della Paranza “Umbria”, assieme al figlio Giacomo ed altri 6 marinai.

La classe marinara è ben distinta in marinari propriamente detti e in marinari pescatori che parafrasando De Carolis, “sembrano i discendenti di antichi popoli protagonisti del mare” tale è l’audacia, la forza e la fama per il loro valore; questi marinai sono Pasquale Giorgetti di Domenico, Domenico Magistrelli di Giovanni, Domenico Palestini di Giacomo, emigrato a Castellammare Adriatico (oggi Pescara), Domenico Antonio Scartozzi detto Tagliavento, Bernardino Guidotti di Pasquale, Bartolomeo Fanesi di Nicola, Gioacchino Bruni, Andrea Marcelli di Nicola, Francesco Guidotti di Nicola, Giuseppe e Pasquale Bergamaschi, Luigi Guidotti di Nicola, Francesco Patrizi di Venanzo, Raffaele Palestini di Giuseppe, Tommaso Palestini di Filippo, Nicola Torquati, Pietro Pignati di Francesco, Giuseppe Palestini di Carlo, Giuseppe Pignati di Nicola, Domenico Di Carlo, Gabriele Silenzi di Antonio, Francesco Chiodi di Domenico, Domenico Spina di Giovanni Battista, Nicola Guidotti di Andrea, Raffaele Marcelli, Filippo Olivieri, Emidio Liberati, Giacomo Maccaferro di Pietro, Luigi Sciarra di Silvestro, Cesareo Spina, Pasquale De Angelis detto il Pocio, Giuseppe Patrizi di Francesco, Giovanni Fanesi, Gioacchino Romani di Giovanni, Nazzareno Massi di Carlo pronto ad emigrare con l’intera famiglia a Portovenere, Pacifico Paci di Michele, Domenico Pompei di Luigi, Gioacchino Guidotti di Andrea, Domenico Maloni di Filippo, Nicola Scartozzi di Domenico, Fortunato Guidotti di Nicola, Federico Guidotti di Fortunato, Antonio Pandolfi di Domenico, Nazzareno Maccaferro di Pietro, Francesco Palestini di Stefano, Silvestro e Giuseppe Antonio figli di Gabriele Pompei, Emidio Marcelli, Giovanni Brutti di Giuseppe, detto Cerulì, originario di Monteprandone, Nicola Liberati di Michele, Andrea Merlini di Emidio detto Lucì, Pasquale Voltattorni di Benedetto detto Zipì, Nicola Palestini di Giuseppe, Serafino Palma, Vincenzo Torquati di Filippo, Gioacchino Silenzi di Antonio, Giuseppe Paolini di Egidio, Giovanni Romani di Domenico detto Cardinà, Luigi Romani di Biagio, Pietro Bracaletti di Tommaso, Nicola Spazzafumo di Domenico, Alessandro Marcelli di Nicola, Giacomo Lagalla di Luigi, Felice Paci di Filippo, Giuseppe Bruni di Pasquale Antonio, Nicola Trevisani di Benedetto, Pietro Sciarra di Filippo, Giuseppe Massetti di Domenico, Nicola Lagalla di Pasquale, Nicola Paci di Pasquale, Nicola Offidani di Antonio, Domenico Rosetti di Nicola, Giuseppe Contessi di Filippo Antonio, Luigi Balloni e suo figlio Nicola, Pasquale Merlini di Filippo Antonio, Flaviano Pandolfi di Domenico, Michele Paci di Pacifico, Pietro Paci di Domenico Antonio, Giuseppe Pompei di Domenico, Nicola De Angelis di Bernardo, Giuseppe Mazza di Mattia, Mattia Mazza di Callisto, ormai inattivo, e suo figlio Nazzareno, Nicola Calabresi di Tommaso, Nicola Antonio Bruni di Bernardo, Stefano Palestini di Nicola, Antonio Palestini di Stefano, Giovanni Mazza e suo figlio Francesco, Ascanio Valentini, originario di Silvi, Giovanni Rosetti di Pietro, Luigi Spaletra di Bartolomeo, Pasquale Spazzafumo di Domenico, Domenico Bergamaschi di Natale, Benedetto Paci, detto Belò, Giuseppe Antonio Mascaretti da Grottammare, Lorenzo Palestini di Andrea, Luigi Marcelli di Andrea, Filippo Collini di Giovanni Battista, Serafino Torquati e suo fratello Giovanni, Giuseppe Vecchiola di Francesco Saverio, Donato Cupido, originario di S. Vito Chietino, Vincenzo Fanesi di Bartolomeo, Giuseppe Spina di Antonio e Francesco Guidi di Antonio.

 

Diversamente i marinari pescatori, secondo esplicita indicazione, sono: Pasquale Guidotti di Nicola, Luigi Mosca di Antonio, Liborio Mazza di Giuseppe, Nicola Giorgetti di Domenico, Filippo Merlini di Marco, Luigi Quondamatteo di Giacomo, originario di Porto S. Giorgio, Francesco Ricci di Giovanni, Eugenio Rosetti, morto in mare nel 1869, Pasquale Palestini di Nicola, Salvatore Neroni, alias Mezzanotte, Domenico Rausei di Giovanni Battista, Antonio Badaloni, Saverio Mazza, Giuseppe Re di Domenico, Benedetto Renzetti di Leonardo, emigrato a La Spezia nel 1897, Davide Mosca, Antonio Guidotti, Francesco Romani di Serafino, Nicola Latini di Andrea, Giuseppe Spazzafumo di Domenico, Giuseppe Liberati di Michele, Camillo Paolini di Nicola, Tommaso Latini di Andrea, Francesco Basti di Domenico Benedetto, Saverio Rosetti di Nicola, Antonio Palestini di Giacomo, Gabriele Pompei di Filippo Antonio, Tommaso Spazzafumo di Domenico, Francesco Sciarra di Ciriaco, Pietro Guidotti di Fortunato, Giuseppe Voltattorni di Benedetto, Pasquale Rosetti di Eugenio, detto Barù, Tommaso Marcelli di Giuseppe, morto naufrago  nel 1880, Antonio Bracaletti di Ciriaco, Giuseppe Guidotti di Nicola, Filippo Guidotti di Nicola, Nicola Guidotti di Ruggero, Giovanni Basti di Domenico, Paolo Palestini di Saverio, Cesare Liberati di Pasquale, Venanzo Patrizi di Francesco, Antonio Guidotti di Pasquale, Giacomo Pignati di Costanzo, Benedetto Antonio Pandolfi di Antonio, Ireneo Latini di Angelo, naufrago nel 1887, Pasquale Contessi di Giuseppe, Francesco Balloni di Nicola, Raffaele Malatesta di Nicola, Pasquale Liberati di Michele, Nicola Di Carlo di Giuseppe, Giovanni Battista Paolini di Benedetto, Giovanni Bruni di Bernardino, Luigi Pompei di Filippo Antonio, Giovanni Battista Collini di Marco, Giuseppe Patrizi di Venanzo, Giorgio Romani di Domenico, Domenico Pompei di Filippo Antonio, Tommaso Antonio Antonelli di Bernardino, Pasquale Spina di Domenico, Serafino Romani di Domenico, Giovanni Battista Spina di Domenico, Bernardino Latini di Andrea, Benedetto Patrizi di Venanzo, Giovanni Battista Consorti di Bartolomeo, Raffaele Consorti di Giovanni Battista, Damaso Angelini, ormai in pensione, Nicola Balloni di Francesco, Francesco Saverio Vecchiola di Giorgio, Nazzareno Trevisani e suo figlio Sebastiano, Giuseppe Biondi e suo figlio Benedetto, Illuminato Palestini di Saverio, Giacomo Brandimarti di Giovanni, Filippo Antonio Trevisani di Giuseppe, Gaetano Olivieri di Filippo, Raffaele Re di Domenico Antonio, Pietro Maccaferro di Antonio, Luigi Spazzafumo di Eugenio, Filippo Liberati di Michele, Federico Merlini di Pasquale, Giuseppe Illuminati di Melchiorre, Domenico Palestini di Pietro, Antonio Bruni di Bernardo, Giovanni Palestini di Benedetto, Luigi Romani di Domenico, Pasquale Mosca di Antonio, Nicola Maccaferro di Antonio, Nazzareno Palestini di Benedetto, Francesco Liberati di Michele, Pietro Tancredi di Domenico, Giacomo Malatesta, inattivo per vecchiaia, Domenico Illuminati di Melchiorre, Saverio Palestini di Paolo, Ferdinando Palestini di Antonio, Andrea Guidotti di Nicola e il pensionato Giuseppe Trevisani di Filippo Antonio.

 Per quanto riguarda le donne sambenedettesi del tempo, quelle identificabili all’interno del contesto marinaro svolgono quelle due o tre attività prevalenti e cioè lavorano e confezionano le reti, tessono e filano – ogni abitazione, infatti, è dotata di telaio, spaghi, fili e linguette – ed ovviamente vendono il pesce. Le retaiuole sono: Teresa Del Zompo in Guidotti, Maria Patrizi vedova di Giuseppe Ricci, Felicia Merlini in De Angelis, Domenica Ricci in Mosca, Maria Perotti in Lattanzi, Pasqua Consorti vedova di Domenico Antonio Castelli, Benedetta Fraticelli vedova di Nicola Rosetti e Pasqua Meo vedova di Filippo Antonio Trevisani.

Le tessitrici: Vincenzetta Mascaretti di Pietro, Maria Marconi in Pulcini, Ernesta Del Zompo in Ricci, Giuseppina Magistrelli in Libbi, Annunziata Palestini in Romani, Maria Assunta Paci in Spaletra, Teresa Bollettini in Marinangeli, Domenica Ricci in Fiscaletti, Maddalena Moretti vedova di Nicola Marcelli, Luisa Latini in Contessi, Tomassina Trevisani in Liberati, Anna Saveria Mazza in Romani, Maria Colli in Spina, Nicolina Angelini in Patrizi, Matilde Contessi in Consorti, Maggiora Massetti in Balloni, Maria Liberati in Trevisani, Maria Capralini in Biondi, Teresa Fanesi in Brandimarti, Pasqua Matilde Romani in Spazzafumo, Maria Talamonti in Merlini, Annunziata Sciarra in Liberati, Carmela Paolini in Balloni, Faustina Trevisani in Malatesta, Maria Palma Liberati in Valentini, Francesca Traini in Spazzafumo, Chiara Angelini in Fanesi, Maddalena Novelli in Libbi, Pasqua Fiscaletti in Paci, Maria Orazi in Giorgetti, Beatrice Guidotti in Fanesi.

 

Le filatrice sono il numero più consistente: Irene Feliziani in Palestini, Teresa Spazzafumo in Lagalla, Lauretana Fidanza in Caselli, Vincenza Merlini di Ubaldo, Maria Molinari di Bartolomeo, Maria Pianella vedova Lagalla, Splendora Paolini in Silenzi, Elisia Re vedova Spagnolini, Rosa Mosca vedova di Pacifico Giostra, Anastasia Grossi, Serafina Guidi vedova Merlini, Elisabetta Scipi vedova Falaschetti, Maria Merlini vedova Palestini, Maria Lacchè, Clementina Palestini moglie di Natale Mascaretti, Angela Graziosa Novelli, Maria Angela Merlini in Palestini, Bernardina Falaschetti vedova Sciarra, Carolina Papetti vedova Renzetti, Maria Palestini in Marcelli, Pacifica Assenti in Sciarra, Clementina Sgattoni, Clementina Lagalla, Francesca Chiodi in Pompei, Virginia Massi in Guidotti, Anna Merlini in Maloni, Marianna Allevi in Scartozzi, Benedetta Biondi in Guidotti, Giacoma Brutti in Guidotti, Anna Paolini in Pandolfi, Rosa Palestini in Renzi, Lucia Pulcini in Palestini, Caterina Spina vedova di Vincenzo Vecchiola, Matilde Bruni in Offidani, Adelaide Grossi in Basti, Filomena Bracaletti in Basti, Anna Rosa Romani in Papetti, Paolina Montini in Iezzi, Maria Nicolai in Voltattorni, Carmelitana Patrizi vedova Pianella, Angela Dea Patrizi in Ricci, Domenica Patrizi vedova di Pacifico Bracaletti, Annunziata Traini in Marcelli, Maria Massetti in Merlini, Carolina Occhialini in Merlini, Matilde Mazza in Voltattorni, Annunziata Pignati in Palestini, Clementina Bergamaschi in Palma, Serafina Ricci in Moretti, Eurosia Palestini in Rosetti, Rosa Traini in Pulcini, Matilde Ricci in Del Zompo, Vittoria Marinangeli in Torquati, Maria Guidotti in Silenzi, Letizia Del Zompo in Paolini, Benedetta Napoleoni in Romani, Nicolina Ascolani in Romani, Marianna Tormenti vedova di Ciriaco Bracaletti, Maria Stella Albanesi in Guidotti, Lucia Spaletra in Guidotti, Clementina Cappelletti in Ricci, Rita Voltattorni in Lacchè, Carolina Paci in Merlini, Benedetta Chiodi in Paci, Marianna Calabresi in Trevisani, Teresa Piattoni vedova di Filippo Sciarra, Maria Collini in Patrizi, Giovanna Collini vedova di Luigi Paolini, Pasqua Tancredi in Paci, Teresa Olivieri vedova di Nicola Guidotti, Angela Rosa Spina vedova di Pietro Mazza, Annunziata Marcelli in Latini, Teresa Accurti in Balloni, Irene Natali in Malatesta, Vittoria Pignati in Di Carlo, Maddalena Contessi in Bruni, Mariangela Merlini in Pompei, Annunziata Biondi in Collini, Maria Fanesi in Sciarra, Aloisia Rosetti in Maccaferro, Amalia Trevisani in Pompei, Pasqua Balloni in Antonelli, Cecilia Trevisani in Spina, Annunziata Paci in Latini, Benedetta Urbani vedova di Luigi Assenti, Petronilla Napoleoni vedova di Giovanni Battista Consorti, Annunziata Marchegiani in Vecchiola, Costantina Biondi in Trevisani, Apollonia Liberati in Biondi, Maria Pompei in Palestini, Maddalena Paci in Olivieri, Emilia Rosetti in Re, Emidia Biondi in Maccaferro, Beatrice Trevisani vedova di Luigi Spazzafumo, Maria Palestini in Liberati, Maria Rosetti di Nicola, Elisabetta Lagalla in Illuminati, Anna Trevisani in Contessi, Teresa Giostra vedova di Alessandro Palestini, Amalia Mazza in Bruni, Francesca Magistrelli in Romani, Faustina Caffarini in Mosca, Rosa Magistrelli in Palestini, Angela Maria Novelli in Guidotti, Domenica Sansolini in Rosetti, Maria Sciarra vedova di Davide Virgili, Anna Paci in Balloni, Maria Massi in Merlini, Maria Urbani in Paci, Benedetta Sciarra in Pompei, Matilde Bruni in De Angelis, Angela Liberati in Paci, Barbara Spina vedova di Giovanni Battista Massetti, Maria Ameli in Lattanzi, Maria Fruttola Guidotti vedova di Nicola Spazzafumo, Maddalena Spina vedova di Domenico Tancredi, Serafina Biondi in Collini, Albina Collini in Tancredi, Maria Trevisani in Mazza, Domenica Trevisani vedova di Nicola Palestini, Maria Merlini in Calabresi, Maria Innocenza Romani in Palestini, Anna Rosa Sciarra in Mazza, Clementina Novelli vedova di Pietro Buttafoco, Benedetta Tremaroli vedova di Giacomo Piunti, Maddalena Sgattoni in Spaletra, Violante Silenzi in Bergamaschi.

 

Le pesciarole, caratterizzate dalla voce acuta in grado di incanalarsi lungo ogni vicolo sono: Maria Assenti in De Angelis, Annunziata Fidanza in Consorti, Maria Romani, Francesca Amadio vedova Grossi, Clementina Rosetti moglie di Francesco Rosetti pontoniere al Tronto, Clotilde Marinangeli vedova Libbi, Maria Merlini vedova di Nicola Marchegiani, Filomena Torquati in Papetti, Teresa Merlini vedova di Michele Romani, Concetta Scipi vedova di Luigi Liberati, Pasqua Bruni in Marinangeli, Maddalena Ricci in Rosetti, Angela Rosa Paolini vedova di Angelo Marinangeli, Tomassina Timperi in Merlini.

 

Onomastica de’ Legni 

(…) due barche identiche hanno comportamenti e temperamenti diversi (…) Così scrive Giancarlo Costa, in “Misteri e leggende del mare” (“L’olandese volante”), per sottolineare l’unicità, la personalità e la singolarità di ogni imbarcazione a prescindere dal fatto che a ciascuna di esse – e non a caso –  appartenga, in maniera esclusiva un nome, un atto di nascita, un battesimo, un destino e, infine, un atto di morte.

Così come la vita dell’uomo è registrata dallo “Stato Civile” che documenta e conserva gli atti relativi a tutti i cittadini, anche la vita delle barche è scandita da una serie di carte che ne comprovano il nome, l’esistenza in vita, le caratteristiche, la morte.

Barche, battelli ed altri galleggianti esercitanti la pesca costiera non muniti dell’atto di nazionalità – secondo quanto stabilito dal Codice per la Marina Mercantile sin dal 1865 – dovevano essere registrate con un numero progressivo di iscrizione che, assieme al nome, doveva essere dipinto in modo ben visibile sui lati esterni dell’imbarcazione, oltre ad essere trascritto su ciascuna licenza di pesca.

Precedentemente, sotto il governo dei papi, la normativa in materia di legni pescherecci non si discostava di molto e una capillare diffusione di “uffici di porto” regolamentavano l’attività marinara; si erano già stabiliti criteri e condizioni di registrazione e di denominazione delle barche, intestate perlopiù alla Madre Celeste o comunque a santi, locali e non, a nomi femminili appartenenti a madri, mogli o figlie dei proprietari e/o comproprietari che a San Benedetto erano: Nicola Grandoni, Alessandro Sciarra, Ciriaco Merlini, Luigi Ascolani, Antonio Voltattorni, Giacomo Palestini, Giuseppe Merlini, Anna Saveria Novelli in Sciarra, Giuseppe Fiorani ed altri. Questi armatori locali, censiti durante la seconda metà dell’800, avevano dato alle proprie paranze nomi quali: “Madonna Addolorata”, “Madonna del Carmine”, “Anime del Purgatorio”, “SS. ma Trinità”, “S. Nicola”, “Sant’Anna”, “Sant’Andrea”, “S. Giuseppe”, “S. Benedetto”, “S. Francesco”, “Santa Maria”, “SS. Pietro e Paolo”, “Teresa”, “Luigia”, “Matilde”, “Virginia”, “Isabella”, “Annunziata”, tutti scritti sui fianchi di ciascuno scafo insieme ai caratteristici vivaci ornamenti ondulati.

Per le barche più piccole, dalle lancette alle sciabiche, senza distinzione di tipologia e tonnellaggio, i nomi differivano in base alla collocazione geografica e alla devozione verso il santo patrono o protettore locale così, mentre sulla nostra spiaggia si trovava frequentemente “S. Benedetto” in onore del nostro martire, o “S. Francesco” per la devozione dei nostri pescatori a S. Francesco di Paola, a Marano si aveva “S. Basso”, al Porto di Fermo “S. Giorgio”, “Madonna delle Grazie” e “S. Gaetano”, a Civitanova “S. Marone”.

Il Commissario di Sanità, Leandro Anelli, in una nota inviata alla Comunità di S. Benedetto, il 17 luglio 1850, elenca i nominativi dei “Paroni da Commercio e da pesca” in attività di servizio in quel momento: Pietro Spazzafumo di Giorgio, Ciriaco Sciarra di Silvestro, Pasquale Re di Domenico, Antonio Spazzafumo di Domenico, Emidio Spina di Giovanni Battista, Nicola Pignati di Giuseppe, Emidio Silenzi di Antonio, Gioacchino Guidotti di Luca Andrea, Francesco Pignati di Pietro Antonio, Giuseppe Spazzafumo di Domenico, Francesco Cavicchia di Domenico, Domenico Di Carlo di Giuseppe, Pasquale Sciarra di Domenico, Luigi Guidotti di Nicola, Francesco Latini di Andrea, Fortunato Guidotti di Nicola, Filippo Guidotti di Nicola, Domenico Palestini di Pietro, Antonio Palestini di Giuseppe, Nicola Giorgetti di Domenico, Tommaso Caffarini di Silvestro, Nicola Malatesta di Raffaele, Bernardino Guidotti di Andrea, Pasquale Spina di Domenico, Giuseppe Assenti di Giuseppe, Nicola Spazzafumo di Pasquale, Domenico Antonio Mosca di Pasquale, Francesco Merlini di Benedetto, Domenico Giorgetti e Bernardino Guidotti di Nicola.

Trent’anni più tardi, in un censimento scrupoloso e più puntuale redatto nel 1880 dal locale ufficio di porto – non ancora Capitaneria né tantomeno Ufficio Circondariale – si contano 24 paranze o bilancelle che tagliavano le acque del mare mostrando in bella vista, oltre agli “occhioni di prora”, il proprio nome. Permane a quest’epoca la tradizione di intestare i galleggianti a nomi di santi – fra tutti il nostro “S. Benedetto” – ma anche con nomi propri di persona, città e nazioni oltre che con nomi benaugurali come “La Pace” o “La Concordia”. Le ormai numerose lancette (oltre cento), dal canto loro, si caratterizzano con nomi mitologici come “Giunone”, “Omero”, “Ettore”, nomi di grandi condottieri come “Costantino”, “Napoleone”, “Ventidio” o nomi della cultura e tradizione cristiana come “Loreto”, “Madonna della Pietà” e, con riferimento a Lepanto, “Madonna della Vittoria”. Con la definitiva affermazione della festa della Madonna della Marina diverse intestazioni sono rivolte a quest’ultima caratterizzando sempre più la devozione locale. Mancano ancora nell’onomastica delle barche sambenedettesi i nomi derivanti dai soprannomi di famiglia, o i nomi dei genitori degli armatori, usanza questa che si concretizzerà, divenendo una consuetudine, solo a novecento inoltrato.

 

 

 

 

: penzo.gilberto