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Arrivo della gondola del Mariner's Museum al cantiere Tramontin.

Il restauro di una imbarcazione, come dovrebbe essere di ogni altro manufatto storico, è una operazione da condurre con delicatezza e perizia, che richiede innanzitutto conoscenze storiche mai bastanti.

Nel campo nautico poi c’è una situazione di generale arretratezza, le barche in Italia a malapena si riparano e manca proprio il concetto stesso di restauro, cioè di riportare la barca nelle condizioni il più vicine possibili a quelle originali, togliendo le superfetazioni e i materiali non originali. Nella maggior parte dei casi si esegue o una semplice riparazione o peggio si cerca di “migliorare” barche che per loro natura erano essenziali, scarne e rifinite lo stretto necessario, vedi ad esempio l’uso imperante di tek in coperta o di legno verniciato a specchio.

Di seguito diamo un breve accenno ad alcune delle operazioni che abbiamo curato, che ci hanno impegnato notevolmente e costretto ad affrontare molte problematiche assolutamente inedite, sperimentando soluzioni e compromessi fra le esigenze di committenti e artigiani coinvolti. Ogni operazione è stata completata da una relazione tecnica accurata e, quando possibile dal rilievo dello scafo, tutto materiale che speriamo di fare confluire presto in un manuale sul restauro.

 

Per una trattazione più completa si veda il video Restauro di imbarcazioni tradizionali


 

Restauro di una gondola del 1930

Incarico: Direzione lavori e relazione storico tecnica

Data: 2012

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Gondola della Casa Savoia

Incarico: Rilievo e realizzazione tavole illustrative

Committente: Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari Roma.

Data: 1991

Immagini tratte dal libro: La gondola

Si veda anche il libro: Le marinerie adriatiche tra '800 e '900, a cura di Pasqua Izzo,  De Luca, Roma, 1990

.Vai a trasferimento della gondola della Casa Savoia

 
 

La gondola in navigazione con il felze in una vecchia immagine dello Squero Casal, coll. Peretti

 

Il parecio della gondola di casa Savoia. Squero Casal, coll. Peretti


Il gondolin da fresco quando era ancora in uso.

Gondolin da fresco

Incarico: Restauro di un Gondolin da fresco 

Committente: Associazione Arzanà, Save Venice inc.

Data: 1994, 1995

Questo scafo è l’unico esemplare esistente di gondolìn da fresco cioè di una piccola gondola usata per diporto, in modo da distinguerla da consimili imbarcazioni utilizzate per regata. È dotato infatti del parécio cioè di tutte quelle suppellettili atte al confortevole trasporto di passeggeri seduti. Lungo f.t.: 10,165 m, largo f.t.: 1,185 ca, è un esempio raffinato di costruzione leggera a cavallo fra i secoli XIX e XX.

Lo stato di conservazione era cattivo soprattutto a causa della conservazione per lungo tempo a terra su due supporti trasversali che ne hanno deformato lo scafo e spezzato moltissime ordinate.

Vista la destinazione a conservazione museale statica, é stato per prima cosa riportato sulle sue linee grazie alla costruzione di una sella di sostegno disegnata su misura e si sono fissate le ordinate frammentate con placche metalliche rimovibili. È stato poi ripulito senza dipingerlo né sostituire nessuna parte in modo da conservarlo il più possibile vicino allo stato originale e si sono trattate le parti tarlate con sostanze specifiche.

Come nostra abitudine la barca è stata rilevata e le tavole, n° catalogo P 273-274-275-276, sono disponibili a richiesta.

Rilievo del gondolin.

Ferro di prua.


La batela come si presentava all'interno dell'Arsenale.

Batela Buranela

Incarico: Restauro della batela buranela

Committente: Associazione Arzanà

Data: 1994-1995

Restaurata con il lascito della famiglia Maccoun, presso il cantiere Antonio Amadi di Burano. La barca è stata successivamente donata al Museo Storico Navale di Venezia che la espone nel Padiglione delle Navi.

 

La batela buranela restaurata, nel Padiglione delle navi

del Museo Storico Navale di Venezia.

Trasporto della batela fuori dal deposito

 

 


S-ciopon

Incarico: Restauro di uno s-ciopon

Committente: Associazione Arzanà

Data: 1994-1995

Restaurato con il lascito della famiglia Maccoun, presso il cantiere Antonio Amadi di Burano. La barca è stata successivamente donata al Museo Storico Navale di Venezia che la espone nel Padiglione delle Navi.

Lo s-ciopon perfettamente restaurato nel Padiglione delle navi del Museo Storico Navale di Venezia

Lo s-ciopon come si presentava nel deposito dell'Arsenale

 

Dettaglio della poppa

 

 

 

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Piero e Guido Amadi.

Peata 'Tronchetto'

Incarico: Restauro e rilievo della peata Tronchetto

Committente: Associazione Arzanà

Data: 1995

La peata in questione denominata “Tronchetto” è stata costruita dal cantiere Antonio Amadi di Burano, registrata poi dalla Cooperativa Carico e Scarico e Trasporti Fluviali Tronchetto di Venezia, presso l’Ispettorato al Porto con il numero 6V3747 il 13 febbraio 1958. Le dimensioni registrate erano: lunghezza fuori tutto m 15,35, larghezza massima m 3,65, altezza di costruzione m 1,09, immersione media a pieno carico m 0,60, portata 370 quintali. Per il restauro abbiamo coinvolto i costruttori ancora in attività Giudo e Pietro Amadi di Burano, che ci hanno insegnato anche i metodi costruttivi e gli appunti originali.

Lo stato di conservazione era discreto tanto che si sono dovute sostituire solo alcune braghete, cioè piccole porzioni di fasciame sullo scafo e sulla coperta. Nell’occasione è stata ripristinata anche la livrea tipica nera con i boli, cioè i due dischi bianchi, posti ai lati dell’asta di prua.

La barca è stata rilevata e le tavole, n° catalogo P 286-287-288-289-290-407, sono disponibili a richiesta.

 

La peata Tronchetto vogata...

Piano dei legni della peata.

A sin. lo scafo distrutto in una tesa dell’Arsenale, sopra lo scafo riempito nelle intercapedini di schiuma di poliuretano.

 

Modello della peata Tronchetto.


Prima del restauro

Bragagna Annamaria

Incarico: Restauro della bragagna Annamaria

Committente: Associazione Arzanà, Venezia

Data: 1996

La bragagna Annamaria fu costruita dal cantiere di Olindo Ranzato di Chioggia per il pescatore Raimondo Lanza il giugno del 1951. È lunga tra i pizzi delle aste 9,45 metri, larghezza fuori fasciame 2,52 metri. Il restauro si è svolto presso il cantiere Antonio Amadi di Burano, è stato asportato il motore ritrovando la scassa originale dell’albero, e ogni altra superfetazione. E’ stato rifatto il timone e l’armo velico ed è stata ridipinta seguendo i colori originali ricavati da foto antiche e ricordi del proprietario.

Non è stato possibile rilevare lo scafo.

Articolo: Un Restauro integralista, sulla rivista Arte Navale del Giugno luglio 2000

L’Annamaria dopo il restauro.

Lo stato attuale della Annamaria

La bragagna Annamaria in navigazione. Foto M. Marzari.


Arrivo della Newport gondola.

Gondola ottocentesca

Incarico: Consulenza per il restauro di una gondola ottocentesca

Committente: Mariner’s Museum Newport News, USA

Data: 1998 - 1999

La gondola conservata al Mariner’s Museum Newport News, secondo i dati fornitici dal Museo, fu acquistata dal poeta Robert Browning durante il suo soggiorno veneziano nel 1846, che poi la cedette al suo gondoliere Giovanni Hitzi nel 1861.

Successivamente, nel 1890, il pittore paesaggista americano Thomas Moran l’acquistò portandola in America. La gondola poi con altri passaggi giunse al museo che tuttora la ospita nella sua collezione.

Questa barca è quindi con tutta probabilità la più antica esistente, assieme a quella del Museo delle barche lariane di Pianello Lario. Sembra incredibile ma a Venezia non ci sono gondole più vecchie di queste perché la gondola è considerata ancora un mezzo di trasporto da rottamare quando è vecchia e sostituirla con una nuova.

E’ uno scafo splendido, dotato di tutti gli accessori, i pareci, compreso il felze, la cabina che proteggeva i passeggeri durante la notte o dal cattivo tempo.

Ha ancora le ordinate a brassada cioè formate da due soli elementi, e non tre come ora, tagliati di convegno dalla radici degli olmi in modo da essere più robusti ed elastici.

Dopo averlo trasportato via acqua in cantiere, lo scafo è stato rinforzato, sono state chiuse le fessure e sostituite delle parti marcite come si fa su uno scafo normale. Il risultato finale è molto bello, ma vista la sua destinazione avremmo preferito un intervento meno invasivo senza ridipintura e ridoratura; purtroppo non è stato possibile convincere gli artigiani coinvolti a fare un lavoro meno “bello” ma più filologico.

Grazie a questo restauro è stato conferito a Nedis il premio Torta

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Rassegna stampa:Yacht Digest, 1999 n° 95, A Venezia una gondola d’epoca “americana”, di Michela Naccari

Sito del Mariner's Museum: www.mariner.org

Ordinate a brassada.

La gondola al termine del restauro. Foto Sutto.


Arrivo in cantiere della Giorgia.

Caorlina Giorgia

Incarico: Restauro della caorlina Giorgia

Committente: Museo della Navigazione Fluviale di Battaglia Terme

Data: 2003 - 2004

La caorlina Giorgia, costruita a Murano negli anni ’70, è una imbarcazione da trasporto molto possente lunga 11,50 e larga 2,50, che dopo una dura vita di lavoro, abbandonata e affondata è stata recuperata dal Museo della Navigazione Fluviale di Battaglia Terme (Padova). Ottenuto un contributo finanziario dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Padova siamo stati incaricati dal Museo di trovare un cantiere che affrontasse l’impegnativo compito e seguirne il restauro. Le condizioni di partenza erano decisamente cattive, molte parti erano marce e attaccate da animali xilofagi, inoltre la barca aveva perso l’insellatura originale.

Il restauro è stato fatto presso il cantiere Crea, di Gianfranco Vianello, alla Giudecca Venezia, con la preziosa opera di Giuseppe Scaduto. Per prima cosa lo scafo è stato completamente fotografato e accuratamente rilevato con la collaborazione di Antonio Rosada e restituito in grafica 3D da Andrea Bocchin.

Successivamente si è restituita la linea dello scafo, e si è sostituito progressivamente solo il legname irrecuperabile con un processo di scuci-cuci in moda da non alterare le linee originali, è stato asportato il vecchio motore, mantenendo il massiccio dell’elica per poterne installare in futuro uno ausiliario.

La barca è stata rilevata e le tavole, n° catalogo P 492-493- 494-495, sono disponibili a richiesta.

Art.: "Il museo galleggiante della laguna", Yacht Digest, maggio-luglio 2004.

Elena Magro, "Giorgia la caorlina-Museo", Lagunamare, anno II n° 6 dicembre 2002.

Penzo, Crea e la caorlina.

La prua durante il restauro...

Modello della caorlina Giorgia.

Estremità coperta di poppa.

La Giorgia restaurata....

Rilievo/ rendering della Giorgia.

 

Dettaglio interno.

 

 


Vaporetto del 1905

Nell'ottobre 2012 è stato varato, dopo un lungo restauro, e con la nostra consulenza tecnica, il vaporetto più vecchio ancora esistente. Si tratta dell'esemplare n° 20 costruito nel 1905 nel cantiere Vianello Moro Sartori di Venezia. Il proprietario ha seguito fedelmente i disegni originali e la ricerca storica togliendo le modifiche e le parti aggiunte nei 107 anni della sua vita. Solo la cabina di poppa è rimasta quella già modificata dall'ACNIL per rimodernarne la linea. Vai alla pagina

 

Peota Savoia

Nel 2014 abbiamo avuto l'incarico di ricostruire l'armo velico della peota Savoia costruita a Venezia nel 1730. Abbiamo anche costruito il bozzellame e la vela in cotone cucita a mano. vai alla pagina

 

 

 Sara Bellia, Restauro e nautica, Aracne, Ariccia, 2015

Segnalo questo interessante libro che tenta di aprire un dibattito sul tema del restauro nautico. E' uno dei rari testi che si propone di formalizzare lo stato dell'arte di questa disciplina che ci vede, stranamente, sideralmente in ritardo dalle esperienze e codificazioni ormai d'uso comune nei paesi civili. Da noi vi sono solo interventi episodici condotti spesso solo armati di buona volontà ma senza il necessario background di studio e conoscenze, come dimostrano i risultati che si vedono in giro. Quindi alla giovane autrice vanno i nostri complimenti per il lavoro svolto, nella speranza che i nostri monologhi diventino dialoghi fruttuosi.

A questo proposito ribadisco alcune cose già accennate nell'intervista riportata: per prima cosa bisognerebbe togliere il romanticismo che ammanta le "barche d'epoca", che è letteralmente un non senso. Quelle che consideriamo ora barche eleganti, non estreme, umane erano quando apparvero sulla scena nautica mostri da regata. Basta leggersi qualche rivista d'epoca che regolarmente si poneva l'interrogativo di dove si sarebbe andati a finire estremizzando in quel modo le forme di scafi e armi. Quelle che nascevano e nascono tuttora già "barche d'epoca" sono solo caricature.

Seconda cosa: tutto prima o poi diventa d'epoca, quindi bisognerebbe togliere questi limiti temporali, come dimostrano ormai i valori economici raggiunti dai primi computer e gli accurati restauri a cui sono sottoposti. Anche in questo caso debbo citare immodestamente il restauro di un vaporetto veneziano che abbiamo condotto recentemente.

Terzo: il restauro corretto inizia ben prima del restauro fisico, con la raccolta di informazioni e documentazioni il più possibile vaste e accurate. E con la dichiarazione esatta di quello che si vuole ottenere e del metodo che si intende utilizzare.

Quarto: la barca non va "migliorata", pur mettendole in condizione di navigare con sicurezza. Ma anche nel caso degli yacht non basta mettere degli ottoni lucidi, venti mani di vernice e teck in coperta per considerare il restauro riuscito.

Dalla quarta di copertina:

"Utilizzando le stesse modalità con le quali un maestro affronta un vero restauro, il volume raccoglie vari frammenti della materia e li compone sapientemente, fornendo un quadro complessivo della disciplina. Partendo da un excursus in cui viene approfondito il significato di "restauro", l'autrice, consapevole che i tempi sono ormai maturi, affronta il tema del restauro in campo nautico. Lo strumento scelto è l'intervista: per la prima volta, autorevoli "esperti" si confrontano sulla definizione di "restauro" applicato al recupero delle imbarcazioni d'epoca. Le diverse domande cercheranno di coprire le numerose sfaccettature che la materia possiede, dando ritmo e costituendo il leitmotiv dell'intera opera. Questo volume rappresenta la necessità di aprire un dibattito sulla tutela del valore storico e artistico delle imbarcazioni d'epoca."

 
: penzo.gilberto
 

email Gilberto Penzo