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Cedesi attività

Addio alle navi-modello di Penzo. I lavori antichi che nessuno fa più. Corriere del Veneto, 24 marzo 2024.

 

Vorrei chiarire meglio alcuni punti:

- Dopo 45 anni ininterrotti di gestione della mia bottega a Venezia più svariati anni di apprendistato (non retribuito) penso sia arrivato il momento di cedere la mia attività ad una persona che se ne faccia carico e subentri al mio posto. Oltre a ciò sono già in pensione ma ovviamene continuo a versare i contributi all'INPS. A chi volesse subentrare, non come dipendente s'intende, noi forniamo l'avviamento, e tutte le informazioni per iniziare a lavorare, segnatamente tutti i disegni tecnici, le immagini, le dime, i progetti esecutivi e file dei modelli e l'esperienza accumulata in mezzo secolo di lavoro.

- Per quanto riguarda gli apprendisti, oltre a non trovare nessuno che voglia intraprendere un lavoro come il mio che richiede sacrifici e anni di apprendimento, l'ostacolo maggiore è costituito dalle complicazioni burocratiche e fiscali. Assumere anche una sola persona richiede un costo complessivo che raggiunge più del doppio della paga offerta. Ma "tirare su" un apprendista, che ovviamente parte da zero, richiede un lavoro di insegnamento che per almeno cinque anni non vedrà frutti. Per questo motivo tutti i veri artigiani, tranne rare eccezioni, hanno chiuso senza lasciare eredi. Insegnare è un lavoro e andrebbe retribuito, ma nonostante tutti i proclami sul salvataggio e tutela degli artigiani non si è fatto nulla concretamente anzi non passa giorno che non si inventino nuove gabelle e complicazioni normative.

Mi rendo conto che trovare un alter ego che abbia la stessa mia passione e dedizione sia praticamente impossibile. Ma tentar non nuoce.

 

 
28 12 2023 Abbiamo ricevuto la graditissima visita di Marco Paolini nel nostro laboratorio. Paolini è anche modellista ferroviario oltre che bravissimo attore. 

 

 

 

Corder da museo, Roberta Brunetti, Il Gazzettino, 16 12 2021

 
 Il Covid si porta via l'ultimo "corder": addio a Renzo Inio, Il Gazzettino 16 12 2020, Roberta Brunetti

Addio all'ultimo cordèr Renzo Inio e l'arte di far "cime" per le navi. Si è arreso a 87 anni, La Nuova Venezia 16 12 2020, Alberto Vitucci

 
 
Squeri e squeraroli saranno vincolati dai Beni Culturali, La Nuova Venezia 24 4 2014

 

Belem, una vendita con il "giallo". Il Brigantino venduto ai francesi col rammarico dei veneziani. La Nuova Venezia, 23 4 2014, Tullio Cardona.

Il Belem a Venezia (foto Roberto Zavagno)
 
 
 
 
Torna a navigare il veliero scuola. In viaggio sul Belem, La Nuova Venezia 16 4 2014
 
 Venice alisei 2013 Due Veneziani attraversano l'oceano Atlantico in "Sanpierota"
 
 Alcune immagini di Legolandia a Gunzburg, vicino a Monaco di Baviera. Le foto sono di Giulio Loris che ringraziamo della segnalazione
 

 

 
 

 

 Henrietta Macy  dal libro Venezia Ricorda di Aldo Andreolo e Elisabetta Borsetti, Le Altane, Venezia 1999  
 

 

 

Le foto sono di Gilberto Ferro

Moria di pesci, La Nuova Venezia 23 7 2013

 
 
 
 
 
 
 

 
Addio a Ennio Concina, La Nuova Venezia 3 7 2013, Alberto Vitucci
 
 

Le parole della Venezia viva

Quelle dei materiali, dell’artigianato, dell’arte in uno studio di Ennio Concina

Alberto Vitucci, La nuova Venezia, 25 gennaio 2013

Tre secoli di storia veneziana e migliaia di oggetti, preziosi e di uso quotidiano come mobili, coltrine, travoni in . larese, raccolti in quattromila lemmi. Un’opera straordinaria e originalissima, unica summa del sapere veneziano trasmesso nei secoli dagli artigiani lagunari, friulani, istriani, attraverso il linguaggio e gli atti depositati negli archivi. Ennio Concina è uno dei maggiori esperti in Europa di arte bizantina. Docente a Ca’ Foscari e autore di preziose ricerche sui rapporti tra Venezia e Costantinopoli e tra Rinascimento e Oriente, l’architettura bizantina, l’Arsenale. Le tecniche di costruzione, i manufatti della fabbrica più grande d’Europa cantata da Dante, dove le navi si costruivano in un giorno solo, complete di vele e remi. Ma anche le relazioni del grande complesso monumentale con la città, l’Oriente e il Mediterraneo.

Adesso Concina ha quasi ultimato la sua ultima fatica, a cui lavora da quindici anni. «Lo chiamerò Pietre, parole e storia, dizionarietto degli oggetti veneziani dal Quattrocento al Settecento», racconta il professore. E mostra la sua enorme banca dati accumulata negli ultimi decenni. Con studi e ricerche, ma anche accantonando con pazienza gli «scarti» di libri che trattavano di altri argomenti e come in una grande rete rimandavano ad altri «collegamenti».

Ecco allora che attraverso le parole si ricostruisce quel mondo di sapere empirico che ha fatto grande nei secoli l’arte veneziana. E che può costituire un ponte, dice Concina, per trasmettere quei saperi ai nostri artigiani di oggi, alle soprintendenze, a tutti coloro che si occupano di restauro e hanno bisogno di consultare rapidamente la storia di questi materiali. Altra cosa è poter integrare i rilievi sul monumento e l’oggetto da restaurare con il loro «percorso», la provenienza dei materiali, legni e pietre, le tecniche costruttive che si possono «leggere» adesso attraverso gli atti e le parole. Non è il Boerio, dizionario linguistico, né un vocabolario veneziano-italiano o viceversa, né il Cortellazzo. Ma molto di più. Un’opera nuova che mette insieme i saperi del passato e le sterminate conoscenze del professore.

«Venezia», prova a spiegare Concina, «è sempre stata un punto di incrocio di tradizioni e maestri artigiani, di artisti e allievi. Ecco allora i veneziani, ma anche i trentini e i friulani bravi a lavorare il legno, gli albanesi, gli istriani e i dalmati, i greci, fino alle presenze nel Vicino Oriente e nel Mar Nero.

Uno scambio di conoscenze e di eccellenze ben visibile nelle pietre, nei legni, nei mosaici e nei mobili antichi. Agli inizi del Trecento è segnalata la presenza a Creta di manager friulani che lavorano nell’isola. Lì imparano anche le tecniche locali, come la lavorazione del cipresso. Le tracce di questi percorsi si trovano nel Veneto, dove il cipresso non era un legno usato per far mobili. Lo era molto di più il larice, larese che abbondava nei boschi del Cansiglio e del Cadore, materia prima per i velieri e i travi di case e palazzi, armadi e cassepanche delle famiglie della nobiltà veneziana.

Ricerche d’archivio e nelle Università, negli atti delle Quarantìa criminal durate molti anni. Dai processi dell’epoca, ad esempio, si colgono particolari inediti e gustosi sulla Venezia del Cinquecento. L’albanese arrestato dalle guardie perché sorpreso con una scimitarra in campo Santa Margherita. Corsi e ricorsi storici. Il «falsario» scoperto e mandato a processo perché spacciava come orientali gioielli e stoffe invece fabbricati in loco. Il contrario di quanto succede oggi con il vetro e le borse, fabbricati in Cina e spacciati per «Murano doc». Gli atti dei processi rimandano a un mondo lontano e stratificato. Dove non tutto è oro quello che luccica. Ecco allora che da un misterioso lemma «el pojo» si scopre che diffusa era allora la falsificazione dei gioielli. «Rubin del pojo» viene definito negli atti processuali un tipo di granata proveniente da Le Pujs, spacciata per il più prezioso rubino.

Storia delle parole e dei materiali. Da una ricetta dettata a bordo di una galea si scopre allora come uno dei materiali più usati per le miniature fosse il cerume umano. El sporchezo, merda de recie» viene trattato come un prezioso – ed economico – collante. Lo stucco dell’epoca a produzione illimitata. Quattromila parole, e alcune occupano un paio di pagine, piccoli saggi dove si mettono in rapporto i suoni, il significante, con il significato ma anche con la cultura che le ha prodotte. «L’architettura», spiega Concina, «non è soltanto l’aspetto costruttivo del manufatto, il muro. Ma anche lo spazio, gli arredi, i particolari, i materiali. Dunque, bisogna decodifcare l’oggetto, risalire alla sua provenienza, alla sua storia». Un altro esempio significativo riguarda la parola corteo. Decine di variabili di un’arma allora molto diffusa, il coltello. Anche qui, la fonte sono gli atti dei processi della Quarantìa criminal. Dove sono descritti con puntigliosa precisione i coltelli usati per omicidi nelle buie strade della città d’acqua.

Un dizionario della storia veneziana che parte dagli oggetti e dai materiali di una cultura policentrica e universale. Presto disponibile anche in edizione informatica.

 

Tramontin e le nuove creature. Pronta la gondola del maestro squerariol. E una battella (quasi scomparsa) del suo allievo Tamassia. La Nuova Venezia 7 6 2013 Alberto Vitucci

 

Eccezionale carrozzella sandolo! (foto Massimo Gin)
 

 

 

In Strada Nuova. L'astronomo che costruisce remi e forcole. Il Gazzettino 20 4 2013 Titta Bianchini
Piero Dri inaugura la sua prima bottega
 
Piero Dri, 30 anni, apre una nuova attività. Santa Sofia il magazzino diventa "Bottega del remer". La Nuova Venezia 24 4 2013 Alberto Vitucci
 
Finalmente una buona notizia in controtendenza: un giovane artigiano che apre bottega! Bellissima inaugurazione del nuovo remer Piero Dri, con musica, vino a fiumi e tanti amici... 
 
 
 
 
 
Piero Dri "vara" la morsa da remer
 
 
 
I "Fankazzisti"
 
Il gruppo di remeri riunito per l'occasione. Da sinistra Pietro Meneghini, Paolo Brandolisio, Piero Dri e Saverio Pastor
 
 
 
 
Luigino Fattoretto
Addio a Fattoretto "anima" della riviera. La Nuova Venezia 28 3 2013 Giacomo Piran
 

 

Il Nautico recupera il quadro. La nuova Venezia 19 4 2013

 

 

 


 

 

 

 

: penzo.gilberto