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Gondola di vetro, (no comment)

 
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da il Gazzettino

Otto mesi di lavoro: ecco la splendida gondola di vetro

VENEZIA - Ci sono voluti otto mesi di lavoro, ma alla fine la gondola rossa, con fantasie colorate da un lato e vetri dall'altro, è nata. Una gondola ricca di vetri anche all'interno che, come ha affermato l'ammiraglio Marcello Bernard alla presentazione avvenuta ieri all'arsenale: «Racchiude in sé le due anime veneziane: la natura marinaresca e l'arte del vetro di Murano». Tutto è nato da un'idea di Vittorio Orio, ex gondoliere che messosi alla ricerca di una gondola, aveva in testa la creazione di una barca particolare: «Ne cercavo una, in pochi credevano nella mia idea, poi il comandante Bruno Marconi un giorno mi ha chiamato e mi ha fatto questa sorpresa. È una barca di fine '800, con un felze pregiato di elevato valore artigianale»...
 
 

La Nuova Venezia 15 febbraio 2016

La gondola ricoperta dell’oro di Murano

Il “sogno” di tre amici diventa realtà grazie all’aiuto della Marina Militare: vetro e fantasia. Il risultato è davvero strabiliante

 

VENEZIA. In una tesa dell’Arsenale Militare, tra gli antichi macchinari per realizzare le corde, sta per essere ultimata una gondola, con tanto di felze, ricoperta di vetro di Murano. La speranza è che, una volta realizzata, si trovi uno spazio aperto al pubblico per esporla e ammirarla. Gli autori aspirerebbero al Museo Navale. Il punto è che, nonostante sia stata restaurata e sia in tutto e per tutto una gondola, è anche un’opera d’arte, decorata seguendo un proprio gusto personale e quindi diversa dagli oggetti contenuti nelle classiche collezioni. Rimane quindi aperto l’interrogativo sul destino della gondola di vetro, nata dalle mani dell’artigiano Giorgio Affabris, del presidente della Remiera Francescana Paolo Bullo e del gondoliere Vittorio Orio, già famoso per i suoi viaggi in solitaria, per esempio attraversando la Manica.

«È un sogno poter realizzare una gondola con il vetro di Murano», racconta Affabris, classe 1942, che nella sua vita ha fatto di tutto, dall’artista al restauratore. «Lo stile scelto per decorarla è stato il barocco, il più bello e il più pomposo, quello che dà libero spazio all’immaginazione e alla creatività». Da qualche mese i tre hanno intrapreso una nuova avventura, quella di restaurare e dare vita a una gondola molto particolare. Non appena la notizia è arrivata a Murano, in molti (Gino Mazzuccato, Lino Messina, Mario Messina e ristorante da Ivo) hanno donato con entusiasmo perline, murrine e resti di laboratorio che ora si sono trasformati nei pezzi forti dell’opera: “La gondola d’oro di ritorno da Murano”.

Il risultato è un arcobaleno di colori scintillanti. Dalla prua alla poppa, la gondola è interamente ricoperta da motivi decorativi, ricavati da file di perline di diversa misura. Il ferro è dorato, con un ramo di fiori di vetro che si attorciglia lungo i denti del pettine. L’interno è un tappeto di schegge di vetro trasparenti. Tutto è nato dal desiderio di restaurare una gondola e di trasformarla in un’opera d’arte usando il vetro, l’altro elemento tipicamente lagunare.

La ricerca non è stata per nulla facile. Affabris ha chiesto aiuto ai due amici che sono venuti a sapere che la Marina Militare ne aveva una, ma da sistemare. L’accordo è stato quindi quello di donare la gondola ai tre amici, in cambio dello spazio per poterla restaurare. La prima parte del lavoro è stata affidata a Paolo Bullo, esperto e maestro d’ascia, che ha rifatto con legno di faggio le fiancate e sistemato il felze. Poi è stata la volta di Vittorio e Giorgio che si sono sbizzarriti. Il disegno è di Giorgio, ma entrambi in questi mesi hanno contribuito a realizzarlo. «Nonostante molte difficoltà dovute ai miei 74 anni», ha detto Affabris, «ci tenevo a realizzare la gondola d’oro. Grazie alla Marina Militare siamo riusciti a dare vita a una nostra immagine di Venezia». Dove finirà l’opera? Se lo spazio fisico dove posizionarla è ancora incerto, di sicuro nessuno fermerà il suo viaggio sulle ali della fantasia di chi la guarda.

 
 
 
 
 
 
Il mio parere, ad essere buoni, è che ognuno può fare ciò che vuole con il gusto che si ritrova, ma se sono implicate una gondola di proprietà pubblica e una istituzione come la Marina bisognerebbe agire con più attenzione, inoltre sento che sarebbe ospitata all'interno del Museo Navale, quindi mi fermo qui, meglio di me dice

 Saverio Pastor dell'Associazione El felze

pot-pourri, kitsch, patchwork..... insomma non trovo parole italiane per definire ciò che con toni trionfalistici riporta quest'articolo.
Bisognerebbe usare termini dispregiativi ma non me la sento di infierire su persone, su amici che appezzo per ben altre e più memorabili imprese, che sembrano animati da buone intenzioni, che non hanno fatto nulla di male se non divertirsi a loro piacimento.


Il guaio è che hanno usato un supporto problematico: la gondola è il manufatto che è ormai il simbolo dell'artigianato veneziano; e noi pochi artigiani che teniamo duro in città ci sentiamo leggermente calpestati da questa operazione che sembra ignorare il nostro lavoro. Di questa specifica gondola poi non viene detto chi l'abbia costruita, né quando, ma sembra non essere un "rosegotto" abbandonato destinato alla discarica; pare piuttosto una distinta barca (forse non più navigabile) di una certa età e con alcuni (fra quel po' che ancora emerge dal mosaico luccicante) elementi distintivi: il ferro pare aver una cinquantina d'anni e sembra proprio essere forgiato secondo i canoni dei "veci fravi";

l'elegante e semplice appoggio per il remo sul trasto da prova è un bel manufatto anch'esso di relativa rarità e pregio; ricordo anche che il felze (l'obsoleta e dimenticata cabina della gondola) è qui ormai indecifrabile e tutti i suoi pregevoli dettagli, che ne facevano uno scrigno atto a custodire i segreti dei passeggeri, sono annegati nell'horror vacui. 
Questa del riempire ossessivamente ogni centimetro della barca sembra la poetica dei tre amici e non mi arrischierei ad usare il termine "restauro" né tanto meno "opera d'arte", come invece fa l'articolista, ché fior di restauratori e stuoli di artisti ne avrebbero a male, con buone motivazioni. Non sembra neppure che il comparto del vetro, afflitto da ben altri problemi, potrà beneficiare di effetti promozionali da questa impresa poiché essa non ne esalta le qualità plastiche, la versatilità e la leggerezza ma forse solo la varietà dei colori.
Quindi vedremo con quale ruolo questa "fantasiosa imbarcazione" (e qui possiamo arrivare a concordare sui termini) sarà inserita negli itinerari che la Marina si accinge ad offrire gratuitamente (e questa è la vera notizia).
Concludo con un dubbio: non so quanti anni avesse el felze né quanti la barca ma se essi superassero i cinquant'anni sicuramente la Soprintendenza ne sarà stata avvisata e, a questo punto, ci piacerebbe sentirne il parere.

 
 
 
 
 

 

 

 

: penzo.gilberto