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La Nautica vista da Gilberto Penzo

 
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Sebastiano Giorgi "La nautica vista da Gilberto Penzo"

 Lagunamare aprile-maggio 2015

 
 
 
 
 

La nautica vista da Gilberto Penzo

 di Sebastiano Giorgi

 “Dagli scafi vichinghi alla nave di James Cook, dal Vasa all'Hermione. In tutti i paesi del mondo la valorizzazione della cultura marinara è uno strumento fondamentale per tramandare conoscenza e identità nelle nuove generazioni, senza contare che nella gran parte dei casi è anche un'attività che produce utili e posti di lavoro.”

A denunciare, da anni, l'incapacità italiana, e veneziana in particolare, di dare dignità alla nostra straordinaria storia marinara è Gilberto Penzo, un uomo che ha dedicato una vita a studiare la storia nautica, in particolare quella veneziana, diventando col tempo uno dei maggiori esperti del settore continuamente interpellato ogni qual volta ce n'è bisogno da musei, università, corsi di formazione, o in caso di progetti di restauri o ricostruzioni filologiche, come recentemente avvenuto con la “peota Savoia” della Reggia di Venaria a Torino.

“Sono nato in Piazza Vigo a Chioggia. Nella mia famiglia per parte di madre erano squerarioli proprietari del Cantiere Bullo in canal Lombardo. Mio padre invece si occupava di motori nautici in particolare quelli dei pescherecci. A ripensarci non posso che definirli gente di un'altra epoca se pensiamo che per il nonno e gli zii che lavoravano in cantiere era normale, al termine della giornata di lavoro, salire nella yole, da loro costruita, e andare fino a Venezia a prendere lo spritz. Memorabile, tant'è che ne parlarono le cronache dell'epoca, è rimasta la loro impresa da Venezia a Trieste in yole senza fermarsi!”

Una dura infanzia “Dickensiana”, tra lavoro e studio in collegio, segnano Penzo che presto si rende conto d'avere l'animo da autodidatta.

“Non ho conseguito il diploma, la scuola mi sembrava una prigione io preferivo imparare dall'esperienza facendo in concreto non ascoltando. Cosa che, a distanza d'anni posso dirlo, non mi ha impedito d'arrivare a conoscere tutto quello che mi interessava ed ora quando compilo il curriculum per le università che richiedono la mia presenza posso mettere con civetteria: terza media.”

E siamo al trasferimento da Chioggia a Venezia, perché?

“Iniziai a fare modelli di imbarcazioni, una scelta pionieristica nella Chioggia degli anni Settanta. Poi nel 1979 ho deciso di realizzare il sogno di andare a Venezia e così sono partito con i jeans due camicie e due scalpelli affittando un laboratorio a pianoterra in Calle dei Saoneri, non lontano dal mio attuale luogo di lavoro. E devo dire che il primo approccio con la città è stata un'anticipazione chiara di quello che sarebbe successo negli anni seguenti, ovvero spopolamento e perdita di attività, ma anche abitudini di vita, tipiche della città lagunare.”

Ovvero?

“Ricordo un colloquio estremamente pragmatico con un'impiegata dell'ufficio comunale dedicato alla casa. Al quesito se valeva la pena fare domanda per gli aiuti o per mettersi in lista per una casa comunale la risposta fu: se lei non si droga, non picchia la moglie e non è stato in galera non ha speranza di raggiungere il punteggio necessario. Stritolata fra i ricchi che se la cavano da soli e i poveri tutelati dal pubblico, la classe media è così sparita da Venezia. Io ebbi la fortuna, grazie alla disponibilità di una persona facoltosa, di trovare un appartamento in affitto sul Canal Grande, davanti avevo la porta d'acqua e le paline pronte per l'ormeggio, così feci subito richiesta di un posto barca, la risposta del Comune fu: quella concessione è scaduta e non se ne rilasciano di nuove. Questi due aneddoti sono una sintesi perfetta di come si disincentiva la residenza a Venezia.”

Amministratori che da anni pare abbiano perso totalmente il contatto con l'essenza nautica di Venezia.

“Credo fermamente che ci sia un regista perverso che persegue per Venezia sempre le scelte peggiori, più costose e che non funzionano. Lo so i miei sembrano i mugugni di un vecchio rimbambito, ma trovano triste quotidiana conferma. Tanto per fare un esempio bastava un'occhiata di un semplice fabbro al progetto dell'ovovia sul ponte della Costituzione per capire che non avrebbe mai funzionato. Se poi passiamo alla nautica allora siamo alla fiera delle occasioni perse. Venezia è stata per dieci secoli una straordinaria Repubblica Marinara, ripeto Marinara. Oggi possedere una barca sembra un peccato. Non si può ormeggiare né sotto casa né in altri punti della città. La navigazione a vela è proibita in bacino, quella a remi parzialmente vietata in Canal Grande. Sembra che tutto ciò che è etico, ecologico, divertente, sano vada ostacolato. E dal punto di vista socio-culturale la situazione è addirittura peggiore, l'Arsenale, ovvero la maggiore fabbrica navale della storia nel mondo, potrebbe essere, chiavi in mano, allestito con grande facilità per essere la più straordinaria esposizione viva, ovvero con arti e mestieri funzionanti, della cultura marinara e mercantile di Venezia. Con laboratori di restauro, campus universitari, artigiani scelti che riprendono antichi mestieri, cantieri navali che costruiscono repliche di navi scomparse ecc. E invece in quegli splendidi spazi, che hanno prodotto navi in grado di conquistare i mercati del mondo allora conosciuto, pare si possa fare qualsiasi iniziativa fuorché dare spazio alla identità più intrinseca della città.”

Ed ecco allora l'inevitabile domanda sulla possibilità di ricostruzione del Bucintoro.

“Premetto che il Bucintoro, tra le navi veneziane, era la meno “nautica”, ovvero un mezzo che se c'era un po' di vento non veniva neanche mosso perché fondamentalmente era soprattutto una sontuosa macchina scenica. Detto questo credo che sarebbe molto più intelligente pensare ad una ricostruzione di una Galea, o di una nave tonda tipo Cocca o Caracca, ovvero quei mezzi su cui la Serenissima ha costruito concretamente la sua grandezza sui mari. In ogni caso qualunque sia l'oggetto da ricostruire mi preme sempre ricordare che queste operazioni hanno senso solo se fatte in modo filologico. La cosa incredibile è che in realtà con minor storia marinara veneziana e con minor visibilità turistica si è saputo ricostruire navi importanti trovando una gran parte dei fondi necessari solo attraverso il merchandising e le visite ai laboratori in cui si ricostruivano i pezzi delle navi. Inutile dire che un progetto del genere a Venezia si autofinanzierebbe, senza contare quale ottima ricaduta avrebbe sulle manovalanze specializzate lagunari, e sulla cifra culturale del turismo. Ma non si farà nulla, posso snocciolare un rosario di occasioni perdute o ritardate all’infinito: il Museo Archeologico di Venezia, il Museo della Gondola, il Museo di Caorle, il Museo di Grado, il recupero delle Navi di Boccalama e dei relitti scavati in occasione dei lavori per il Mose. E in ogni caso quando i musei li abbiamo sono realtà statiche di stampo ottocentesco, spazi deserti, senza spiegazioni, in cui non si può fotografare e non c'è nessuno a cui chiedere assistenza. Nel mondo i musei sono delle realtà aperte con laboratori, eventi, percorsi interattivi per tutte le età. Qui, tanto per capire l'abisso tra noi e il resto del mondo, la recente buona notizia veneziana sono i manifesti che da pochi mesi annunciano trionfalmente che il Museo Navale apre il pomeriggio e la domenica! Perché per chi non lo sapesse da 50 anni faceva orario d'ufficio, cioè apriva solo la mattina e chiudeva i festivi.”

Ma a dispetto dell'indifferenza veneziana e spesso anche italiana verso la nostra antica cultura marinara Gilberto Penzo si è tolto, e continua a togliersi, moltissime soddisfazioni, tra splendide pubblicazioni - come i libri sulla gondola (per la cui nuova edizione è in cerca un editore) e quello sui vaporetti – lezioni all'università, consulenze per musei di tutto il mondo e i corsi per maestri d'ascia.

“Sì è vero, sono andato avanti a dispetto delle avversità. Ho scritti libri che mancavano, tra cui quelli sulle navi veneziane, passate e presenti, creati raccogliendo le esperienze dirette di chi le cose le fa. E poi mi piace lavorare con i giovani aspiranti maestri d'ascia, una delle poche note positive “marinare” di questa città, insieme a qualche società remiera, come la Settemari per esempio, o culturale come l'associazione “Il Caicio” che aveva curato a Forte Marghera un'ottima raccolta di barche lagunari. E tra le note positive lasciatevelo dire c'è anche Lagunamare. Se qualcuno un giorno vorrà studiare la recente storia nautica veneziana potrà, anzi dovrà, scorrersi gli oltre 80, interessanti e pieni di notizie, numeri della vostra rivista, veramente unica nel panorama veneziano, di cui conservo gelosamente tutti i numeri!”

Chiudiamo con un sogno, siamo in clima di elezioni, se tu fossi sindaco da dove partiresti per ridare vita a Venezia, città storica con la sua laguna?

“I buoi però sono già scappati... Ok, va bene proviamo comunque a sognare, allora dal punto di vista residenziale e lavorativo, dato che viviamo in un mondo capitalista, dobbiamo smettere di pensare che il padrone di una casa o di un fondo per negozi possa essere un mecenate. Dobbiamo così creare un supporto economico pubblico (lo poteva essere la Legge Speciale per Venezia) che, quando un proprietario affitta ad un residente o ad un laboratorio artigianale o altra attività di interesse sociale, copra una parte dell'affitto, in modo che per il proprietario affittare ad un veneziano non sia una perdita. Da un punto di vista marinaro vanno invece subito riviste le norme che riguardano la navigazione a favore di chi usa veramente le barche, non solo quelle a motore o turistiche. E poi ancora c'è la grande occasione Arsenale in cui, con tutto il rispetto per la Biennale, ha molto più senso insediare attività connesse con la storia marinara che con mostre d'arte contemporanea. E se mai ci fosse una mente illuminata in grado di gestire un progetto di archeologia sperimentale, allora la cosa più intelligente da fare sarebbe ricostruire la storica “fusta” che per secoli fu ormeggiata davanti Piazza san Marco con il cannone puntato sulla Piazza.”

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

: penzo.gilberto